Fisioterapia Maniscalco

Epitrocleite – Gomito del golfista

L’epitrocleite, anche conosciuta come gomito del golfista (vista la frequenza con la quale colpisce chi pratica questo sport), altro non è che l’infiammazione dei tendini che si inseriscono a livello dell’epitroclea dell’omero.

Si verifica per traumi o per l’infiammazione dei tendini dei muscoli pronatore e flessore superficiale dell’omero. Nei casi più gravi può cronicizzarsi e diventare una vera e propria patologia degenerativa a carico dei tendini. Una tendinopatia da overuse.

 

Cenni anatomici

L’epitroclea è una tuberosità ossea posta medialmente all’estremità distale dell’omero a livello dell’epifisi, subito sopra la troclea. Serve da inserzione ad alcuni muscoli della regione anteriore dell’avambraccio.

I muscoli dell’avambraccio si dispongono su 3 piani di profondità differenti :

  • Piano superficiale
  • Intermedio
  • Profondo

 

Sul piano superficiale, ci sono 4 muscoli, che hanno tutti inserzione sulla troclea e sono: il flessore ulnare del carpo, il palmare lungo, il flessore radiale del carpo e il pronatore rotondo

Sul pianto intermedio abbiamo solo un muscolo ed è il flessore superficiale delle dita.

Su quello profondo abbiamo il flessore lungo del pollice, il flessore profondo delle dite e il pronatore quadrato.

 

Sintomi

I principali sintomi che caratterizzano questa patologia sono,  dolore al gomito, più precisamente concentrato lateralmente e può estendersi alla parte centrale dell’avambraccio, determinare indebolimento dei polsi e delle mani, rigidità articolare, formicolio alle dita e intorpidimento, gomito caldo e infiammato.

 

Diagnosi

La diagnosi di epitrocleite si basa essenzialmente su un’accurata raccolta anamnestica attraverso la quale il medico riesce a capire quali sono state le abitudini e quindi le cause che hanno portato all’insorgere della patologia.

Importante per la diagnosi è l’esame obiettivo che nel caso di epitrocleite prevede un esame palpatorio del gomito e l’esecuzione, con l’arto superiore dolente, di tutti quei movimenti che, in presenza di infiammazione, evocherebbero dolore.

Per una conferma diagnostica si esegono esami strumentali come la radiografia (diagnosi differenziale), ma soprattutto l’ecografia e la risonanza magnetica.

 

Terapia

Una volta stabilita la presenza della patologia, l’iter più seguito per eliminare l’infiammazione e il dolore prevede:

  • assoluto riposo
  • eventuale utilizzo di  antinfiammatori (sotto stretto controllo medico) ,
  • crioterapia con applicazione della borsa del ghiaccio per un tempo max di 15 minuti. Ripetere l’applicazione dopo 20 minuti, per almeno tre volte.
  • fisioterapia attraverso mezzi fisici
  • manipolazioni ed esercizi riabilitativi.

 

La fisioterapia riveste un ruolo di fondamentale importanza sia nella fase immediadamente successiva a quella acuta, dove grazie a terapie fisiche come tecar ,ultrasuoni, laserterapia ed onde d’urto, si riesce a velocizzare il processo di recupero;

sia nelle fasi che precedono il “return to play” (nel caso degli sportivi di qualsiasi livello), grazie ad un allenamento funzionale specifico mediante un appropriato esercizio terapeutico.

Infatti, attraverso lo svolgimento corretto di esercizi di stretching, esercizi di rinforzo concentrico e eccentrico ed esercizi con ausili specifici, come ad esempio la flexbar o la powerball, si cerca di rinforzare progressivamente la muscolatura, ma allo stesso tempo di renderla elastica e flessibile, ovvero in grado di sopportare le sollecitazioni funzionali richieste.

Tutto questo in modo da evitare il rischio di recidive che potrebbero portare alla cronicizzazione della patologia e nella peggiore delle ipotesi all’intervento chirurgico.

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