Viene definita “distorsione” una lesione a carico di un’articolazione che si verifica per un movimento improvviso, imprevisto e violento, il quale forzando le strutture oltre i limiti anatomici e fisiologici, produce danni a tessuti quali: le cartilagini, capsule articolari, legamenti, tendini, fasci vascolo-nervosi ad essi correlati.
Tutte le articolazioni possono essere vittime di episodi distorsivi anche se, alcune, presentano una maggiore frequenza a seconda delle abitudini di vita (per esempio un trauma distorsivo del rachide cervicale, il cosiddetto “colpo di frusta cervicale”, dovuto ad incidenti) ,o sportive/lavorative (distorsione del ginocchio, caviglia, spalla).
Il grado di lesione, proporzionale allo stress meccanico che colpisce le strutture articolari, ha come sintomo comune e principale il dolore, spesso accompagnato da edema, ematomi, contrattura della muscolatura ed impotenza funzionale del distretto colpito.
Il fisioterapista effettuerà le valutazioni necessarie per escludere il sospetto di una frattura e consiglierà il trattamento più adatto. In caso contrario verrà inviato da uno specialista ortopedico.
La terapia immediata consiste nell’applicazione del protocollo P.R.I.C.E , ovvero: Protection, Rest, Ice, Compression, Elevation. Il tutto al fine di ridurre il dolore e l’edema e consentire un rapido recupero.
La valutazione clinica, integrata da esami strumentali (RX, ecografia, eventuale Tc o RMN), determinerà una precisa diagnosi su cui mirare la terapia. Infatti il termine distorsione articolare comprende, in ordine di severità, un ampio ventaglio di lesioni la cui terapia spazia dal semplice riposo associato a farmaci, alla fisiochinesiterapia e terapia fisica (ad es.: ultrasuoni, ionoforesi, tecarterapia), al bendaggio funzionale, all’immobilizzazione con apparecchio gessato fino all’intervento chirurgico ricostruttivo.
Si ricorre all’operazione quando le condizioni legamentose potrebbero portare ad un’instabilità permanente dell’arto, o alla nascita di complicazioni secondarie (artrosi, dolori cronici…).
Con il termine frattura si intende l’interruzione parziale o totale della continuità di un osso.
Numerose sono le classificazioni delle fratture, andiamo a vedere le più importanti.
In base all’eziologia possiamo suddividere le fratture in:
In base all’integrità della cute distinguiamo:
Infine, per semplicità espositiva, è importante distinguere le fratture semplici ( caratterizzate dalla rottura dell’osso in due parti, dette monconi), dalle fratture scomposte o comminute (che presentano rottura dell’osso in più pezzi, pluriframmentarie).
Per qualsiasi tipo di frattura l’esame di diagnosi per eccellenza resta la Radiografia (rx), la quale può essere seguita, qualora il medico lo ritenga opportuno, da un approfondimento con Risonanza magnetica o Tomografia computerizzata.
L’ortopedico, dopo essersi avvalso anche del supporto della radiologia, effettuerà una sicura diagnosi e provvederà all’immobilizzazione tramite ingessatura o tutore. Nei casi più gravi, provvederà all’asportazione dei frammenti ossei e al riallineamento tramite chirurgia specifica, che consentirà un più preciso e corretto allineamento dei monconi, facilitando così la formazione del callo osseo x ricostituire l’integrità dell’osso.
Un percorso di Fisioterapia e Riabilitazione fa sempre seguito all’immobilizzazione e alla chirurgia delle fratture. Il suo scopo è quello di ripristinare le condizioni di equilibrio neuro-muscolo-scheletrico perse a seguito dell’evento traumatico.
Esso sarà mirato pertanto in primis al recupero dell’articolarità, poi del tono-trofismo muscolare, della forza, nonché della propriocezione.
La lussazione si definisce come la perdita dei rapporti tra i capi ossei che costituiscono un’articolazione.
La lussazione è detta “completa” se la perdita dei rapporti fra le due superfici è totale, si parla invece di lussazione “incompleta” o meglio di “sublussazione” quando permane un contatto, seppur parziale, tra le superfici articolari.
In base all’eziologia:
I distretti più frequentemente colpiti da lussazioni di tipo traumatico, e che quindi hanno una maggiore rilevanza dal punto di vista clinico-riabilitativo, sono: la spalla, la rotula, il ginocchio, il gomito. Quest’ultime molto spesso sono legate a pratiche sportive quali: il calcio, il basket, il rugby, il tennis o la pallavolo.
Poiché ogni articolazione è rinforzata da robusti tendini e legamenti, è necessario che avvenga un impatto ad alta energia affinchè si verifichi una perdita dei rapporti articolari. La cosa più preoccupante è che spesso questi episodi possono essere accompagnati da stiramenti e lacerazioni delle strutture circostanti, e, ancor più grave, possono venir interessate anche strutture nervose e/o vascolari.
I sintomi della lussazione, specialmente nei casi di traumi, sono rappresentati da un dolore improvviso, che diventa acuto alla palpazione. Caratteristiche sono: il gonfiore con eventuali abrasioni ed ecchimosi; la deformazione dell’articolazione; l’impossibilità di effettuare movimenti; l’intorpidimento (anche distale all’articolazione interessata).
Ai fini riabilitativi , il programma di lavoro da parte del terapista sarà pressoché invariato, indipendentemente dal tipo di approccio utilizzato, sia esso chirurgico o conservativo.
In entrambi i casi, dopo un periodo di immobilizzazione, il programma di riabilitazione si focalizzerà sul ripristino della mobilità dell’articolazione lesa, sull’ottimizzazione della relazione tensione-lunghezza del muscolo e sul ripristino del controllo neuromuscolare.