Fisioterapia Maniscalco

La Cervicobrachialgia

Che cos’e’ la cervicobrachialgia?

Con il termine Cervicobrachialgia si fa riferimento al dolore che coinvolge in modo progressivo e talora invalidante le regioni del collo, delle spalla e del braccio sino a raggiungere le dita della mano, irradiandosi dunque a partire dai nervi del plesso brachiale.

Il dolore cervicale è un’affezione patologica che si diffonde in modo trasversale nella popolazione e interessa soggetti di età variabile tra i 20-60 anni. Alla luce della contemporanea diffusione del dolore cervicale, è necessario considerare il paziente dal punto di vista dell’unitarietà bio-psico-sociale del soggetto con cervicalgia e con cervicobrachialgia, considerandone non solo gli aspetti clinici della malattia, come severità e durata, ma anche le dimensioni personali, culturali e sociali che riguardano l’impatto indotto dal problema in termini di limitazione delle attività e della partecipazione.

cervicobrachialgia

Quali sono i sintomi?

I sintomi più frequentemente associati a tale disturbo risultano:

  • Rigidità nucale: paragonabile ad una sensazione di pesantezza, associata a debolezza muscolare delle zone interessate.
  • Dolore diffuso: spesso accompagnato da emicrania. Si estende anche alla regione scapolare e coinvolge diverse zone dell’arto superiore, in base all’interessamento delle radici nervose.
  • Torcicollo acuto: che arriva a limitare i movimenti fisiologici del collo e della testa, soprattutto nei movimenti di rotazione.
  • Parestesie ed intorpidimento: queste alterazioni della sensibilità disturbano spesso il riposo del paziente o si presentano al suo risveglio. Nella maggioranza dei casi, si manifestano nelle porzioni più distali dell’arto con una sensazione di gonfiore e di freddo.

Quali sono le cause?

L’eziologia di questo disturbo è molto varia; può essere conseguente ad eventi di natura traumatica, malformazioni della colonna vertebrale, patologie reumatiche o per via di compressioni che riguardano le radici nervose del plesso brachiale.

Quest’ultima causa è fra tutte la più frequente e alla base della sua manifestazione si riscontra la presenza di protusioni o ernie discali.cervicobrachialgia

Le alterazioni del disco intervertebrale, cioè la struttura interposta tra le vertebre che consente alla colonna di rispondere alle continue sollecitazioni a cui si è sottoposti dal movimento, può subire lesioni di vario tipo. Essa è costitutita da un nucleo interno, detto polposo e composto per lo più da acqua e dall’anulus fibroso, formato dalla stratificazione di tessuti di collagene che circondano e delimitano la matrice gelatinosa del nucleo.
In caso di lesione parziale delle fibre dell’anulus, il disco intervertebrale subisce una deformazione che provoca una compressione a livello del midollo e delle radici nervose: una simile condizione corrisponde alla protusione. Se invece la lesione che interessa le fibre dell’anulus è totale, si verificherà la fuoriuscita del disco interevertebrale dall’anulus, causando un’ernia discale. Nella maggioranza dei casi la sintomatologia che ne deriva è di tipo unilaterale e raramente bilaterale.

Dove si “irradia” il dolore?

In base alla localizzazione dell’ernia, si possono avvertire sintomi che presentano una precisa localizzazione: cervicobrachialgia

Per quanto riguarda il plesso brachiale, primariamente coinvolto nella cerbicobrachialgia,abbiamo le radici nervose di C5 e C6 che formano il nervo sovrascapolare che innerva i muscoli spinati, che riguardano la stabilità e i movimenti della spalla, sia per l’abduzione che per l’extrarotazione.

Dalle radici di C6 e C7, la radice in posizione intermedia si distribuisce in parte sia nei territori superiori del muscolo bicipitale e sia nei territori inferiori aiutando prevalentemente ai muscoli estensori come tricipite, estensori del polso e delle dita.

Dalle ultime due radici C8 e T1 derivano poi i nervi ulnare e mediano che si occupano dell’innervazione della mano.

Diagnosi

Gli esami strumentali che possono evidenziare questa compressione sono la Tac e la Risonanza Magnetica, poiché analizzano anche i tessuti molli; la radiografia mostra solo il tessuto osseo e può segnalare un assottigliamento dello spazio tra le vertebre, conseguente all’espulsione del nucleo dal disco intervetebrale.

Inoltre negli ultimi studi, si è evidenziato come il rilascio di alcune sostanze endogene come istamina e citochine, stimolate dall’infiammazione delle radici nervose, collabori insieme agli elementi sopracitati nell’instaurazione e nel prolungamento della sintomatologia.

Trattamento

Per quanto concerne il trattamento del paziente con Cervicobrachialgia può essere utile fare riferimento ad una delle più recenti classificazioni, che in base al grado di interessamento della patologia indica il tipo di terapia più indicata.

Grado 1: Assenti segni o sintomi che possano indicare un’importante patologia strutturale e assenti o presenti in minima parte interferenze nello svolgimento delle attività della vita quotidiana; non richiede indagini strumentali.

Grado 2: Assenti segni o sintomi che possano indicare un’importante patologia strutturale, ma presenti diversi disturbi che interferiscono con lo svolgimento delle attività di vita quotidiana; il paziente richiede una terapia che consenta di avere sollievo dal dolore e si procede con un intervento volto a prevenire la disabilità a lungo termine.

Grado 3: Assenti segni o sintomi che possano indicare un’importante patologia strutturale, ma presenti segni di un coinvolgimento delle strutture nervose come la diminuzione dei riflessi tendinei profondi, debolezza e / o deficit sensoriali; è indicato richiedere un’indagine strumentale ed intraprendere un intevento intensivo per evitare l’instaurazione della patologia.

Grado 4: Presenti segni o sintomi di un’importante patologia strutturale, come fratture vertebrali, mielopatia, neoplasie o disturbi sistemici; è vivamente consigliata l’esecuzione di varie indagini strumentali, per valutare al meglio la condizione e di delineare il trattamento più indicato.

Quindi cosa si deve fare?

Nei pazienti che presentano un grado di livello 1 o 2 (in assenza di radicolopatie o alterazioni strutturali) si consiglia l’assunzione di farmaci antinfammatori e miorilassanti e grazie ad un trattamento combinato, basato sulla ginnastica posturale e sull’utilizzo delle terapie strumentali è possibile raggiungere ottimi risultati nella riduzione dei sintomi dolorosi.
Infatti, tramite la Tecarterapia si ottiene un effetto decontratturante e vascolarizzante, mentre la Laserterapia ad alta potenza agisce in profondità e consente di ridurre l’infiammazione ed il dolore. Inoltre lo svolgimento di manovre di allungamento e rinforzo muscolare risulta molto efficace, anche nel trattamento di pazienti appartenenti al Grado 3, rispetto all’utilizzo di iniezioni di corticosteroidei transforaminali ed epidurali, poichè consente di ristabilire le lunghezze fisiologiche dei muscoli interessanti e di ridurre l’instabilità del rachide causata dalla debolezza muscolare.

L’intervento chirurgico, che fino a pochi anni fa rappresentava il trattamento d’elezione, è stato sostituito da approcci più conservativi, ma nei pazienti con sintomi riferibili al Grado 4 si è dimostrato utile.
In particolar modo le operazioni più frequenti sono risultate: l’artrodesi intersomatica, che consiste nella rimozione del disco intervertebrale (discectomia) e nella sua sostituzione con una protesi oppure la microdiscectomia in cui si rimuove la parte di disco erniata, che risulta però possibile solo se il disco non è degenerato.

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